L’agricoltura industriale è davvero l’unico modo per nutrire il pianeta? Esiste una tecnologia agronomica integralmente biologica che sia altrettanto produttiva?
Le multinazionali hanno cercato di convincerci che per praticare una agricoltura produttiva e redditizia dobbiamo necessariamente usare sementi brevettate, OGM e prodotti chimici. E’ davvero così? In effetti i danni del modello produttivo dell’agricoltura convenzionale sono piuttosto evidenti: inquinamento con pesticidi nelle falde e nei suoli, desertificazione di vaste aree del pianeta, presenza di residui negli alimenti, aumento di tumori e intolleranze alimentari, perdita di biodiversità, aumento dei costi di produzione delle aziende agricole e zootecniche, con crisi di produzione e agricoltori spesso in difficoltà con i propri conti economici.
Il modello di agricoltura “industriale” propone tecniche di lavorazione profonda del suolo e irrigazione realizzate con macchine sempre più potenti, concimazione intensiva dei suoli con concimi chimici, uso di sementi geneticamente modificate, difesa ottenuta con molecole sempre più sofisticate e costose. D’altro canto crescono ogni giorno in tutto il mondo le aziende agricole che, adottando l’agricoltura bio-rigenerativa , fanno leva sulla fertilità del suolo e sul miglioramento della funzione naturale di nutrizione del terreno, ottenuta grazie all’aumento della sostanza organica e alla promozione dei microrganismi. In questo modo è possibile produrre in modo del tutto ecologico e sano cereali, foraggi, tuberi, vite e olivo, ortaggi, carne grass fed di manzo, pollo, tacchino, uova, con utilizzo quasi esclusivo di materie prime prodotte in azienda. Gli animali possono essere allevati utilizzando prevalenemente le parti erbacee per la loro alimentazione, senza usare mais o soia OGM.
Obiettivo dell’agricoltura bio-rigenerativa è promuovere la biologia del suolo e favorire un equilibrio ecologico stabile suolo-pianta: migliorare costantemente la salute dei suoli, favorire la biodiversità e incentivare la presenza di sostanza organica nei suoli. Inoltre adottare l’agricoltura rigenerativa permette non solo di ottenere prodotti alimentari sani e sicuri, ma anche garantire la salute del terreno, dei pascoli, delle coltivazioni, degli animali e degli agricoltori.
Con l’agricoltura rigenerativa si riducono le lavorazioni (diminuendo così il anche il fabbisogno di lavoro umano), riducendo i consumi di combustibile fossile (e dunque anche i costi connessi) rispetto all’agricoltura tradizionale a parità di cibo prodotto. Le tecniche dell’agricoltura rigenerativa includono la semina senza aratura, la diffusione in campo di preparati microbici, il pascolo olistico degli animali (utile per integrare la sostanza organica prodotta e fertilizzare naturalmente i terreni), l’uso delle colture di copertura, il compostaggio, l’uso del biochar e diverse altre tecniche rigenerative.
Grazie alla gestione rigenerativa i suoli ottengono un incremento della popolazione di vermi, insetti, funghi, batteri e altri organismi che favoriscono la creazione di humus (la frazione stabile della sostanza organica presente nel suolo); nel contempo cresce la capacità di accumulo di acqua meteorica nel terreno, e si riducono perciò i fabbisogni irrigui delle colture.
Infine si deve ricordare che l’accumulo di sostanza nel suolo (anche attraverso il biochar) è considerato il sistema più efficiente per ottenere il sequestro del carbonio nel suolo. Per migliorare il nostro ambiente, il nostro cibo, la nostra vita, oggi è perciò possibile adottare questa nuova tecnica biologica, capace di fornirci il modello di agricoltura biologica del futuro.
© Paolo Callioni 2020
ottobre 2020